In Ungheria, Viktor Orbán va al voto con nuove regole ritagliate su misura.
Il tre aprile l’Ungheria rinnova l’Assemblea nazionale, contestualmente ad un referendum sull’educazione sessuale dei minori, l’omosessualità e l’identità di genere. Oltre a questa non casuale contestualità, Orbán ha legalizzato la pratica del “turismo elettorale”, precedentemente vietato, consentendo agli attivisti di registrarsi in massa nelle circoscrizioni uninominali in bilico. Ha anche regolamentato il voto postale, consentito agli ungheresi etnici dei paesi vicini, come Romania e Serbia, che Orbán corteggia da anni, ma non ai suoi concittadini residenti in Gran Bretagna che invece devono recarsi di persona a Londra o Manchester per votare. C’è poi il sistema di attribuzione dei seggi. Il paese è diviso in 106 distretti uninominali. Ma gi altri 93 seggi vengono assegnati ai partiti politici secondo una formula che attribuisce un generosissimo premio a chi conquista più circoscrizioni. Orbán, infine, controlla strettamente la televisione di stato, mentre le emittenti private fanno capo a suoi sostenitori. Solo mercoledì mattina presto, meno di tre settimane prima delle elezioni, il leader del partito di opposizione, Marki-Zay, ha avuto la sua prima e unica apparizione sulla più grande stazione televisiva pubblica ungherese. (The New York Times)