Ultim’Ora – IV/168 – Timori di  pulizia etnica nel Darfur occidentale del Sudan.

India: il giorno dopo l’attacco alla casa di un  ministro a Manipur, la folla vandalizza l’ufficio del partito di Modi mentre gli scontri interetnici continuano.

I dimostranti hanno assaltato gli uffici del Bhartiya Janata Party (BJP) a Singjamei e Thongju, sempre a Imphal East. [Hindustan Times]

Antony Blinken incontra il ministro degli esteri cinese nel tentativo di riannodare il filo del dialogo. Ma non si fa illusioni.

La visita del segretario di stato americano è il segnale più promettente da quando l’incidente del pallone spia ha fatto precipitare le relazioni tra le due potenze verso nuovi minimi. [Financial Times]

Gli svizzeri approvano le tassa minima sulle multinazionali e gli obiettivi climatici per il 2050.

Gli elettori sostengono l’aumento delle imposte sulle società multinazionali al livello minimo del 15% concordato dai paesi dell’OCSE. È probabile anche che passi il referendum sugli obiettivi climatici. L’aumento delle tasse delle multinazionali è stato approvato dal 79% dell’elettorato. [BNN Bloomberg]

L’allargamento della NATO alla Svezia è in una situazione di stallo.

Nonostante alcuni recenti progressi, è probabile le non ottime relazioni USA-Turchia e la virata della politica interna svedese terranno Stoccolma fuori dalla NATO ancora per un po’. [Al Monitor]

Timori di  pulizia etnica nel Darfur occidentale del Sudan.

I numerosi cessate il fuoco e gli sforzi di mediazione internazionale non sono riusciti a fermare il crescendo delle ostilità. [Al Jazeera]

Brasile: il bilancio del ciclone che ha devastato il Rio Grande do Sul sale a 11 morti e 15 dispersi.

I decessi sono stati registrati a Maquiné, São Leopoldo, Esteio, Novo Hamburgo, Gravataí, Caraá, Bom Principle e São Sebastião do Caí. Tredici persone risultano disperse a Caraá e due a Três Forquilhas. [O Globo]

Al Parlamento Europeo, battaglia omerica attorno al disegno di legge sul ripristino della natura.

La destra e l’estrema destra non sono riuscite a respingere un testo del Parlamento europeo volto a ripristinare gli ecosistemi nell’UE. Ma la battaglia non è finita. [Le Monde]

I giganti africani dei minerali cercano di dettare le proprie leggi mentre Cina e Occidente si contendono le risorse energetiche pulite del continente.

Namibia, Repubblica Democratica del Congo e Zimbabwe posseggono importanti  giacimenti di litio e vogliono che le loro risorse vengano lavorate localmente e vietano l’esportazione di minerali grezzi.  [South China Morning Post]

Tutte le analisi suggeriscono che la Russia abbia minato e fatto saltare la diga di Kakhovka.

La diga ucraina era stata progettata per resistere a quasi tutti gli attacchi immaginabili provenienti  dall’esterno. Ma nel profondo della diga c’era un tallone d’Achille. E poiché la diga è stata costruita in epoca sovietica, Mosca aveva i dettagli di tutti i progetti e sapeva dov’era. Nelle caotiche conseguenze, con ciascuna parte che incolpa l’altra per il crollo, sono state avanzate molteplici possibili spiegazioni. Ma le prove suggeriscono chiaramente che la diga sia stata fatta crollare da un’esplosione provocata dalla parte che la controlla: la Russia. [The New York Times]

Dopo essere sfuggiti ai talebani, centinaia di afgani languiscono in Albania per le interminabili procedure del visto statunitense.

A quasi due anni da quando sono  fuggiti dall’Afghanistan per sottrarsi ai talebani, la loro vita sembra congelata in un complesso turistico, a 70 chilometri da Tirana, dove sono stati parcheggiati. [Associated Press]

Un gruppo di ricerca sul caffè fa progressi sulle varietà naturalmente decaffeinate.

I ricercatori dell’Instituto Agronomico de Campinas (IAC) stanno avviando le prove sul campo di alcune delle varietà  sviluppate incrociando diverse piante di caffè con contenuto di caffeina molto basso. Negli Stati Uniti, il caffè decaffeinato rappresenta circa il 10% del mercato. [Reuters]

Dopo aver chiesto la partenza delle forze di pace ONU, il Mali affronta lo spettro dell’anarchia.

La richiesta del Mali di ritiro delle forze di pace delle Nazioni Unite mette fine a una missione decennale che ha lottato per proteggere i civili e le proprie truppe, sollevando timori che il paese possa scivolare sempre più nel caos tra un’insurrezione islamista e la possibile ripresa di una rivolta separatista. [Reuters]

Ultimo minuto

Leggi le ultime notizie dalle principali agenzie giornalistiche del mondo

Ultim’Ora – Notizie e idee dal mondo, trascurate o minimizzate dai media italiani di oggi.