Ignorate dal resto del mondo, le fughe di metano dei gasdotti e degli impianti russi mettono a rischio tutto il pianeta.
La mattina di venerdì 4 giugno, una crepa in un gasdotto sotterraneo che attraversa l’antica repubblica della Tataria ha causato una fuga. E non piccola. In altri tempi sarebbe passata inosservata, ma a quasi mille chilometri sopra la Terra, un satellite dell’Agenzia spaziale europea, il Copernicus Sentinel-5P, stava di guardia. Secondo un rapporto del Center on Global Energy Policy della Columbia University, circa il 5% delle perdite in tutto il mondo contribuisce per oltre il 50% delle emissioni totali di metano nell’atmosfera. A ciò bisogna aggiungere le perdite di metano degli impianti di estrazione del petrolio: con l’energia persa di potrebbero alimentare 1,7 milioni di auto a benzina per un anno. Se il metano perso dai pozzi fosse convertito in tonnellate di anidride carbonica, sarebbe quasi uguale alle emissioni totali dichiarate per tutte le fonti in un paese come la Turchia. (The Washington Post)